''Vogliamo piu' rispetto, se gli attuali dirigenti non ce la fanno a tirare avanti che lo dicano''
La speranza è l'ultima a morire. Fa parte del loro credo: «Non mollare mai». L'Acr Messina è un malato che non va abbandonato. Ma se qualcuno dovesse avvicinarla alla morte, allora... Sono spaesati i tifosi giallorossi. Da circa un mese aspettano invano novità circa il futuro del club. Ricevendo altre false promesse. Da tre anni trepidano dietro la loro squadra tra i dilettanti, su quei campi polverosi che hanno dovuto rivedere dopo la luce dell'Fc e l'illusione di una serie A durata solo trentasei mesi. Oggi non chiedono molto i tifosi peloritani: solo una squadra con una vera società alle spalle che rispetti le ambizioni di una piazza (ri)sprofondata tra i dilettanti e ivi impantanata tra false promesse dei dirigenti e illusioni di cui ormai sono davvero stufi. Tre storici rappresentanti del tifo organizzato giallorosso lanciano il loro grido di protesta: l'Acr Messina non può morire così. Se non ci sarà via d'uscita, che l'attuale dirigenza lo dica uscendo allo scoperto e smettendola di prendere tempo aspettando il "miracolo". Nino Martorana, leader di "Gioventù Giallorossa", Giovanni Caruso del club "Fedelissimi" e Mimmo Ventra di "Uragano Cep" sono la voce di una piazza che non ce la fa più ad assistere allo scempio dell'Acr. Una società che, se nulla succederà nei prossimi giorni, potrebbe anche chiudere bottega travolta da una situazione debitoria che in tre anni ha sfondato il muro del milione di euro. «Stiamo aspettando le novità sperate – ammette Nino Martorana – e ci siamo "armati" di pazienza perché è l'unico modo per occupare l'attesa. Sulle trattative con una cordata di imprenditori non siamo fiduciosi; credo che la proprietà stia prendendo tempo per studiare le prossime mosse. Tuttavia adesso noi pretendiamo i fatti, non è più tollerabile l'atteggiamento attendista della proprietà». «Il guaio maggiore – aggiunge Giovanni Caruso – è rappresentato dall'enorme situazione debitoria che spaventa eventuali acquirenti. Ma fin quando sarà vivo questo Messina noi gli saremo al fianco. Non è il momento di abbattersi anche se l'ultimo mese è passato via senza sostanziali novità. Di questo passo si rischia davvero di chiudere». Amaro anche il commento di Mimmo Ventra: «All'orizzonte un altro anno perso – dice –. Vorrei che l'attuale proprietà uscisse allo scoperto dichiarando ufficialmente l'impossibilità ad andare avanti. Perdere altro tempo non ha senso». Si sentono anche un po' traditi da Martorano, i tifosi del Messina. «Certamente non sta rispettando le promesse fatte – dice Martorana – ma non scordiamoci che lo scorso 4 gennaio fu lui a salvare la società dalla radiazione acquistando le quote e regalandoci la speranza. Adesso aspettiamo ancora un altro po' prima di trarre le nostre conclusioni. C'è ancora il tempo per rimettere in piedi la baracca, ma se non si cominciano a pagare i debiti come si fa ancora a parlare di ripescaggio in Lega Pro?». «Martorano ha le sue colpe – aggiunge Caruso – ma non dimentichiamo l'immobilismo del mondo imprenditoriale cittadino e l'assenteismo della politica che ben poco ha fatto per rilanciare il nostro calcio. Una città come Messina meriterebbe ben altro trattamento, e invece stiamo qui ancora a parlare di vecchi problemi». Chiaro il concetto di Mimmo Ventra: «Martorano ha le sue colpe. Ma, in passato, avrei preferito che invece di parlare di centro sportivo e impianti di ultima generazione avesse pensato più ai "piccoli" problemi quotidiani, a cominciare dall'abbattimento dei debiti che costituiscono il principale ostacolo verso il rilancio». La posizione dei tifosi giallorossi è chiara: si attendono gli eventi prima di prendere, eventualmente, clamorose decisioni. «Oggi non vogliamo pensare a un'alternativa – ammette Martorana – ma se in futuro sarà quello che chiederà la città, allora si potrebbe pensare a un'altra realtà in grado di rappresentarci. Certamente meritavamo di più; è triste vedere che altre nobili decadute ritornino immediatamente tra i professionisti e qui a Messina, invece, dopo tre stagioni non si è risolto nulla. Anzi, la beffa sarebbe ricominciare da una categoria inferiore, l'Eccellenza». «Attualmente non vogliamo pensare ad altre realtà – aggiunge Caruso –. Certo, sappiamo che c'è una società che ha speso tanto senza ottenere i risultati sperati in Eccellenza. Ma oggi la nostra unica speranza è la salvezza dell'Acr con il conseguente rilancio. Fare peggio è difficile, aspettiamo incrociando le dita». «Spero che Martorano e Ficara possano salvare il salvabile – chiude Ventra – anche se il panorama attuale del calcio giallorosso è sconfortante. Prima di pensare a quello che potrebbe succedere in caso di fallimento dell'Acr è giusto augurarsi un ultimo colpo di coda». Lo meriterebbero i tifosi e una piazza che da troppi anni ingoiano solo bocconi amari.
Gazzetta del Sud
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