Meglio il “Messina 1”
Statistiche alla mano, la squadra guidata da D’Ambrosio – con la media punti del girone d’andata – sarebbe riuscita a centrare i playoff, nel torneo più mediocre degli ultimi tre anni. La fine del campionato offre lo spunto per parlare – seppur brevemente – ancora di calcio giocato. Per dare comunque un senso a questo ennesimo annus horribilis della storia giallorossa e, magari, per illuderci che, in un quadro di normalità, quanto emerso dall’ultimo torneo serva a capire qual è la strada maestra per tirarsi fuori dall’inferno in cui siamo precipitati. Partiamo da un paradosso: proprio la stagione più travagliata, sotto il profilo meramente sportivo è stata la migliore da quando esiste questa Acr Messina. Se, come tutto lascia presagire, non arriveranno – almeno per il momento – i temuti punti di penalizzazione, infatti, i giallorossi chiuderanno al nono posto (in condominio con altre due formazioni), contro il dodicesimo del 2009 e il tredicesimo del 2010. Ma, passando dalla classifica “virtuale” (in cui ci sono stati tolti 4 punti) a quella effettiva, questo Messina vale almeno la settima posizione, con 53 punti (4 lunghezze dalla zona play-off). E, tutto ciò, senza giocare tre partite e affrontandone almeno altre quattro (le prime due dell’andata e del ritorno) con un undici imbottito di juniores e in piena emergenza. Insomma, i biancoscudati, in una situazione appena più tranquilla, avrebbero potuto quantomeno centrare la post-season . Questo nonostante siano stati complessivamente utilizzati oltre 60 giocatori e – senza contare il periodo estivo del raduno – quattro allenatori. A conti fatti, il Messina prima versione è andato meglio. La rosa che ha chiuso il girone d’andata, infatti, ha collezionato 26 punti in 15 gare (media 1,7), contro i 27 in 18 incontri (media 1,5) conquistati dopo il giro di boa. Facendo una proiezione, insomma, qualora avesse giocato l’intero torneo (e, ribadiamo, senza penalizzazioni), l’undici capitanato da D’Ambrosio avrebbe chiuso appaiato alla Nissa. Con l’opportunità di scendere in campo per tutte le 36 giornate, poi, avrebbe insidiato il quarto posto del Sambiase. Quello guidato da Morabito, invece, in 33 gare avrebbe centrato proprio l’attuale nono gradino e, con 36 turni a disposizione, sarebbe comunque rimasto fuori dai play-off, a 3 punti dai nisseni. Segno di come lo stratosferico bottino dell’Ebolitana, 89 punti, sia da giustificare anche con la mediocrità complessiva del girone. Due anni addietro, il Siracusa (sempre in 36 partite) di punti ne aveva collezionati 81. Nel 2010 (34 partite), il Milazzo ne aveva racimolati 68: proprio in quella occasione, per accedere alla post season occorrevano 59 punti, oggi – non tenendo presente l’ammissione di diritto della Turris – ce ne vogliono 58 (e tutti hanno disputato due giornate in più). Insomma, da un lato è stata sprecata una buona occasione, dall’altro il livello del campionato ha consentito in casa Messina di gestire le varie crisi senza eccessivi contraccolpi in classifica. Sono così arrivate 15 vittorie, contro le 10 del 2010 e le 12 del 2009. I giallorossi hanno segnato 43 reti (41 l’anno scorso, 29 due anni fa). Ciò nonostante l’assenza di un vero e proprio cannoniere, visto che il titolo di bomber della squadra va diviso tra Cocuzza, Broso e Catania (5 marcature a testa): Mandarano, della Valle Grecanica, ha vinto la speciale graduatoria con 30 gol. Tra i più presenti, ovviamente, alcuni di coloro i quali non hanno partecipato all’esodo natalizio: Lo Piccolo e Bruno. Nell’ultima versione del Messina, invece, gli “stakanovisti” sono stati Orefice, Catania e Morabito. Parecchie, infine, le “meteore” che hanno indossato la maglia biancoscudata solo per pochi minuti. Tralasciando i ragazzi della Juniores, “spiccano” i 60 secondi di Matteo Delfino, gli 8 minuti di Bonanno (dopo due anni d’attesa per approdare in riva allo Stretto), i 24 di Matteo Prandelli. Ma pure i 120 minuti di Carmine De Sena, poi ceduto in prestito all’Ebolitana e tra i protagonisti della promozione dei campani. Indice di come, insomma, tanti sprechi economici potessero essere assolutamente evitati e, parallelamente, di quante risorse non siano state capitalizzate. Basti pensare che, oltre allo stesso De Sena, il Messina può contare pure sue due ragazzi, Bruno e Biondo, più volte convocati nelle rappresentative di categoria (tutti ereditati dalle precedenti gestioni). Sarebbe sufficiente considerare il valore di tre pedine come queste, per capire che anche in D e con un monte debiti consistente, si può comunque fare calcio senza rimetterci fortune economiche.
normanno.com
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